L'arte dei micro-sabbatici
#45 | Coltivare tempo selvatico, creare stazioni di beatitudine e un invito a giocarci assieme.
Il 14 novembre sarò a Milano con un workshop dal titolo “Rewild your time: l’arte dei micro-sabbatici”, nell’ambito della Global Serious Games Fest. I lettori di questa newsletter hanno accesso a un codice sconto, applicalo in fase di acquisto biglietto: BWW_FRIENDS
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In un modo o nell'altro, in questa vita contemporanea, dobbiamo tutti trovare ciò che meglio coltiva il fiorire della nostra umanità, e dedicarci tempo - Joseph Campbell
Che cosa dice di noi e della società in cui viviamo il modo in cui usiamo il nostro tempo? In quest’epoca in cui sembriamo aver accesso a tutto, che cosa in fondo ci manca?
A me a volte manco io. O meglio, quella parte di me che scalpita per un’avventura, a cui continuo a dire aspetta, non oggi, non ancora. Sono altre le priorità, altri i bisogni. Non c'è tempo. Chiudo gli occhi, la delusione è palpabile. Se la ignoro troppo a lungo, quella finisce per svegliarmi di notte, martellarmi il cuore, alimentare il nervosismo delle mie risposte, la mia irrequietezza, la mia nostalgia. Finché un giorno, a forza di rimandare, la distanza diventa incolmabile. Ti volti indietro e non ti trovi più.
Il mitologo e storyteller Martin Shaw racconta che tutti, quando siamo venuti al mondo, avevamo un gemello selvatico. Era la parte di noi più istintiva e vitale, esiliata alla nascita da una cultura moderna vocata alla produttività, all’omologazione, alla razionalità. E’ solo richiamando quel gemello indietro che possiamo riscoprire la nostra vera natura e trovare la strada verso una vita più autentica, completa, creativa.
Andare a cercarlo è un gesto liberatorio, ma non privo di rischi. Ti fermi, lo ascolti, e in poco tempo ti ritrovi a tessere trame carbonare nell'ordine costituito della tua vita. Qualcuno, dentro o fuori di te, inizierà a definirlo vergognoso, inutile, egoista, improduttivo. Ma rinunciarci, d'altro canto, è distruttivo.
La buona notizia è che non serve scegliere, si può vivere in entrambi i mondi. Portare una qualità selvatica nella natura delle nostre giornate non implica abbandonare di colpo tutte le nostre responsabilità, ma piuttosto iniziare a creare una fenditura, in quel tempo compatto governato da tutto tranne che da ciò che ci accende, e lasciare che entri un po' d’aria fresca, che sappia di muschio e di mistero.
Quello, è il respiro del pozzo del nostro desiderio. Mi sporgo dentro e vedo una scia di pelo fulvo, sinuosa e inafferrabile, sfrecciare fuori e sparire nel fitto del bosco. In questo tempo liberato, protetto e solo mio, non c’è nulla a trattenermi.
Di slancio, la seguo.


Coltivare tempo selvatico
Se per i primi abitanti della terra le grandi pianure di caccia, i cieli stellati e le antiche foreste erano i luoghi dove intrecciare quotidianamente il legame con se stessi e col mondo, per la nostra generazione di urbanizzati fare lo stesso richiede, nella maggior parte dei casi, un diverso spazio di pratica.
Un esempio tutto occidentale, antico come i testi sacri, è il periodo sabbatico. Inizialmente confinato in ambito accademico, il congedo sabbatico negli ultimi decenni sembra aver conosciuto una crescita esponenziale, trasversale ai settori, complici anche evidenze scientifiche sempre più accurate nel descriverne i benefici su chi lo pratica: maggiore benessere, realizzazione personale e miglioramento di quella che in certi ambiti viene definita “produttività”, che altro non è se non energia vitale posta al servizio di qualcosa che finalmente ha un senso.
Tuttavia, per durata consigliata ed equilibri familiari, non sempre un periodo sabbatico risulta essere alla portata di tutti. A meno che non sia possibile immaginarlo in scala micro.
Dialogando con il giornalista Bill Moyers in una serie-intervista che ha fatto la storia della TV pubblica americana, il mitologo e storyteller Joseph Campbell (l’ideatore del viaggio dell’eroe e del “follow your bliss” per intenderci) suggerisce di coltivare questa connessione vitale con noi stessi e col mondo attraverso quelle che lui definisce “stazioni di beatitudine” o “spazi sacri”.
La nostra vita è diventata così economica e pratica nel suo orientamento che, man mano che invecchi, le esigenze del momento diventano così grandi che a malapena sai dove diamine ti trovi, o cosa intendevi fare. Sei sempre impegnato a fare qualcosa che ti viene richiesto. Dov'è la tua stazione di beatitudine? Devi cercare di trovarla. E’ quello il luogo sacro che ti permette di provare quello stesso senso di appartenenza alla vita che i popoli indigeni sentivano per l'intero mondo in cui vivevano.
Avere un luogo sacro è (perciò) una necessità assoluta per chiunque oggi. È necessario avere una stanza, o una certa ora o poco più al giorno, in cui non si sa cosa c'era sui giornali quella mattina, non si sa chi sono i propri amici, non si sa cosa si deve a qualcuno, non si sa cosa qualcuno deve a te. Questo è un luogo in cui puoi semplicemente sperimentare e far emergere ciò che sei e ciò che potresti essere. Questo è il luogo dell'incubazione creativa. All'inizio potresti scoprire che non succede nulla. Ma se hai un luogo sacro e lo usi, alla fine qualcosa succederà.
Joseph Campbell - The Power of Myth
Basta una stanza, o una certa ora o poco più al giorno, e alla fine qualcosa succederà. Per praticità e per capirci, lo chiameremo micro-sabbatico.
L’arte dei micro-sabbatici
Un paio di anni fa ho deciso di piantare tre semi sovversivi nel terreno esausto delle mie giornate: camminare in natura, scrivere, imparare a dipingere.
Non aveva nessun senso e apparentemente non c’era nulla che li tenesse insieme, se non il piacere che provavo nel farlo. Oggi mi guardo indietro e ancora mi meraviglio di tutto ciò che è sbocciato grazie a quel semplice gesto di ribellione. Making Life, ad esempio, non esisterebbe altrimenti. Io stessa non esisterei, nella forma che ho oggi intendo, che è una forma in cui mi riconosco, una forma che mi fa decisamente bene frequentare.
La differenza però l’ha fatta la costanza. Tenere fede a quell’intenzione iniziale con la stessa risolutezza di quando fai una promessa a qualcuno che non puoi assolutamente deludere. Ed è così che ho iniziato a praticare l’arte dei micro-sabbatici.
Ovvero l’arte di progettare avventure sostenibili dove cambiare aria, mettere a riposo, riempire il pozzo della creatività con nuovi stimoli e rinnovata energia e preparare il terreno per un nuovo ciclo di fioritura, con un impatto a cascata benefico su tutti gli ambiti della nostra vita.


Non ci sono garanzie su quanto accidentato sarà il percorso, né certezze rispetto al punto di arrivo. Ma se guardando dentro a quel pozzo hai deciso di seguire la creatura selvatica che ne è balzata fuori, posso assicurarti che quella fiammella da cui tutto è partito piano piano diventerà un fuoco scoppiettante, capace di tenerti al caldo nelle notti in cui il freddo si farà più pungente e di farti luce nei punti più bui e intricati della foresta.
Perché tutto questo è importante?
In un momento storico in cui il vento è bufera ed entra in casa soffiando storie di guerra, cambiamenti climatici e futuri imprevedibili, quello che stai leggendo potrà suonare piuttosto effimero. Vorrei invitarti a contemplare la possibilità che non sia così. Che in realtà ci sia molto, molto di più, in gioco. Che darci il permesso di coltivare le fonti della nostra vitalità sia in realtà un segno di grande responsabilità.
Per dirla con le parole di Campbell:
L'influenza di una persona vitale dà vitalità, non c'è dubbio. Il mondo senza spirito è una terra desolata. Le persone pensano di poter salvare il mondo spostando le cose, cambiando le regole e chi è al comando, e così via. No, no! Qualsiasi mondo è valido se è vivo. Ciò che bisogna fare è portargli vita, e l'unico modo per farlo è scoprire in noi stessi dove si trova la vita e diventare vivi noi per primi.
Questa, credo, è la grande verità occidentale: che ognuno di noi è una creatura completamente unica e che, se mai dovremo dare qualcosa al mondo, dovrà provenire dalla nostra esperienza e dal compimento delle nostre potenzialità, non da quelle che qualcun altro ha deciso per noi.
Joseph Campbell - The Power of Myth
PIANTARE UN SEME: se ora ti è venuta la curiosità di sperimentare nella pratica come immaginare un micro sabbatico su misura per te, il 14 novembre sarò a Milano con un workshop introduttivo dal titolo “Rewild your time: l’arte dei microsabbatici”, nell’ambito della Global Serious Games Fest. Info e iscrizioni a questo link.
Se ti interessa partecipare ho la possibilità di condividere con i lettori di questa newsletter un codice sconto, applicalo in fase di acquisto biglietto: BWW_FRIENDS
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